Il Governo è sul punto di varare nuove leggi nel tentativo di portare alla luce nuove perdite sui crediti delle banche.
Nel frattempo, il Cerved registra segnali positivi per quanto riguarda l’andamento delle società protestate, cioè quelle che si rifiutano di pagare. Sono oltre 15 mila le società protestate tra gennaio e marzo di quest’anno, il 18% in meno dello stesso periodo del 2014 tornando così ai livelli del 2007. Per la società specializzata nel rating delle imprese, il calo dei protesti si accompagna a una riduzione dei tempi di liquidazione delle fatture e dei ritardi e ad un diffuso miglioramento delle abitudini di pagamento delle aziende. In media, nei primi tre mesi del 2015 le imprese italiane hanno pagato in 76,5 giorni, un giorno in meno rispetto al primo trimestre 2014; i ritardi sono scesi a 17,2 giorni (contro i 18,4 giorni dello stesso periodo del 2014).
Continua inoltre a ridursi lo stock di fatture commerciali non pagate da parte della Pubblica Amministrazione, anche se la quota di mancati pagamenti sulle fatture di nuova emissione rimane consistente. “I dati del primo trimestre confermano i segnali positivi emersi negli scorsi mesi – commenta Gianandrea De Bernardis, ad di Cerved – ed evidenziano che la crisi ha trasformato alcuni comportamenti delle imprese: le aziende, più attente nel concedere credito, ottengono pagamenti più rapidi e più puntuali. Nel Nord del Paese e nell’industria i protesti sono già tornati sotto i livelli pre-crisi e proseguono i pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, anche se rimane alta la quota di mancati pagamenti sulle nuove fatture”.
A livello settoriale, la manifattura si configura come l’unico comparto con un numero di società protestate inferiore al livello pre-crisi: nei primi tre mesi del 2015 sono 1,5 mila le società protestate, il 18,6% in meno dello stesso periodo dello scorso anno e il 20,2% meno rispetto ai livelli del 2007. Dal punto di vista geografico diminuisce il numero di imprese protestate in tutte le aree della Penisola.