Gli italiani erano abituati a chiamarla, è forse lo sono ancora adesso, assegno di disoccupazione o indennità di disoccupazione. Da qualche anno a questa parte, però, o meglio dal varo della Riforma del Lavoro siglata dalla Fornero, la sua denominazione è cambiata e gli italiani colpiti dalla perdita del lavoro e dalla crisi hanno cominciato a familiarizzare con l’ASpI, l’Assicurazione Sociale per l’Impiego.
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Si chiama quindi ASpI il nuovo assegno di disoccupazione che è possibile richiedere – almeno fino a nuove direttive e per tutto il 2014 – ed è un sostegno dello stato rivolto a coloro che perdono il lavoro. I destinatari di questo intervento sono i disoccupati involontari che perdono il lavoro dopo aver maturato almeno 52 settimane di contributi versati e 2 anni di anzianità lavorativa.
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Questo ammortizzatore sociale viene erogato dall’INPS, a cui va presentata la domanda per la richiesta, e il suo ammontare è pari all’incirca al 75 per cento della retribuzione percepita , mese dopo mese, fino alla stipula di un nuovo contratto di lavoro.
L’ASpI, infatti, viene erogata fino al momento in cui il lavoratore non trova un’altra occupazione la cui durata sia superiore a 5 giorni, e, nel caso in cui il nuovo contratto sottoscritto sia inferiore a 6 mesi, il contributo viene prima sospeso e poi riattivato.
Il lavoratore rimasto senza lavoro ha 2 mesi e 8 giorni di tempo per presentare la domanda, dal momento che l’assegno scatta dall’VIII giorno successivo alla scadenza del contratto. L’assegno viene erogato ogni mese per un periodo massimo di 8 mesi, aumentati a 12 per gli over 50 e 14 per gli over 55.
Dopo i primi 6 mesi di fruizione c’è infine una riduzione del 15 per cento dell’importo e di un altro 15 per cento dopo i primi 12 mesi.