In tanti si chiedono che fine faccia il gas della Russia che in queste settimane non viene più spedito in Europa, alla luce degli scenari politici che si sono configurati nel Paese. Ora abbiamo un aggiornamento in merito: “La Russia brucia il gas in eccesso che non esporta nei paesi europei”. La notizia è riportata da “El Mundo”, citando la televisione finlandese Yle, secondo la quale le immagini satellitari del sistema di monitoraggio incendi della Nasa mostrano fiamme alla stazione di compressione di Portovaya, di proprietà di Gazprom.
Riscontri sulla Russia che brucia il gas non spedito ad altri Paesi
Il servizio della NASA mostra incendi non dichiarati vicino alla stazione di Portovaya da metà giugno, cioè dal momento in cui – ricordano i media spagnoli – le consegne del Nord Stream 1 sono state limitate. Il presidente russo Vladimir Putin non parteciperà alla 77a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre e non prevede nemmeno di partecipare tramite collegamento video.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha annunciato la notizia all’agenzia di stampa russa Tass. “No. Il viaggio e il discorso non sono previsti”, ha chiarito. La delegazione russa all’Assemblea generale delle Nazioni Unite sarà guidata dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov.
Dunque, il terminale russo di gas naturale liquefatto (GNL) a Portovaya, vicino al confine con la Finlandia, emette ogni tanto un bagliore di lunga durata. Gli osservatori sul suolo finlandese che hanno notato il brillamento ricorrente si sono fermati per verificare se stesse effettivamente lasciando l’impianto nella regione di San Pietroburgo, che alimenta il gasdotto Nord Stream I.
La conclusione a cui giungono gli esperti è che la Russia stia bruciando il gas, probabilmente perché le sue riserve sono piene. Il flaring deriva dalla combustione di carburante, carburante che non viene fornito ai suoi abituali acquirenti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Incapace di accumulare più scorte, Mosca sceglie di sprecare energia.
La Russia produce più gas di quanta ne possa immagazzinare. L’obiettivo, secondo gli esperti, è ridurre al minimo la necessità di flaring gas mantenendolo e revisionandolo il più accuratamente possibile e pianificando la logistica in modo che ci sia sempre la giusta quantità di gas in stoccaggio man mano che viene consegnato.
L’impianto di Portovaya è di proprietà della compagnia di gas statale russa Gazprom. Il gigante del gas, che è diventato uno strumento di lobbying nelle mani del Cremlino , ha aperto e chiuso le valvole dei rubinetti del gas dei suoi acquirenti un tempo occidentali.