Malgrado la contrazione evidente, L’Espresso conclude in utile il 2013, con ricavi in calo del 12,4%. Non ci sarà un dividendo da distribuire, come già successe nel 2012. Ciò si verifica anche per il fatto che nell’anno in corso il gruppo avrà una bassa visibilità dovuta anche al fatto che arrivano segnali incerti dall’universo della pubblicità.
Il titolo, malgrado la chiusura in utile, è peggiorato in Borsa successivamente alla diffusione dei risultati. I margini, però, sono stati schiacciati da oneri straordinari superiori alle attese e l’iter di riduzione del debito appare assolutamente positivo. I conti, dunque, sono migliori in confronto alle aspettative.
Tornando al 2013, l’utile netto ha subito una contrazione ed è calato a 3,7 milioni: dai 21,8 milioni dell’anno prima, contro attese, stando alle stime di Thomson Reuters Ibes sulla base dei suoi esperti, di 11,33 milioni.
Per quanto concerne i ricavi, essi sono calati. Scendono a 711,6 milioni, con 248 milioni di ricavi da diffusioni (-5,8%) e 403 milioni di raccolta pubblicitaria (-15,4%), di cui -19,5% la stampa e -9,5% la riadio; stabile (-0,9%) la raccolta su internet.
I costi totali sono diminuiti invece del 9,6% ma il taglio ha contenuto solo in parte la discesa dell’Ebitda, passato a 63,5 milioni da 102,4 milioni, anche in virtù di 16,8 milioni di “oneri di riorganizzazione”. Le aspettative vertevano su oneri one-off per 10 milioni, come hanno dichiarato gli analisti che si sono occupati del caso.
Infine, l’organico medio del gruppo è sceso del 4,7% a 2.492 dipendenti.
Appare, tuttavia, positiva l’evoluzione dell’indebitamento finanziario netto, diminuito a 73,5 milioni da 108,1 milioni dell’anno precedente. Il 2014, dunque, sarà un anno cruciale anche per il Gruppo L’Espresso.