L’export cinese mostra ulteriori segnali di rallentamento, che preoccupano ancora una volta gli investitori relativamente a quella che è l’attuale situazione economica globale.
Quella che viene riconosciuta come la ‘fabbrica del mondo’ trova meno canali di sbocco verso i partner occidentali, che ad eccezione degli Stati Uniti attraversano un periodo molto blando dal punto di vista della ripresa: le esportazioni cinesi sono diminuite del 6,1% su base annua ad agosto. Di contro, il netto calo delle importazioni (-14,3%) testimonia che lo stesso motore della seconda economia globale si è bloccato: si tratta dell’ennesimo segnale di rallentamento del colosso asiatico, che proprio ieri ha rivisto al ribasso l’andamento del Pil del 2014.
Le Borse Ue, come accaduto ieri, si confermano in buon rialzo malgrado i dati negativi provenienti da Oriente: Milano si conferma in rialzo dell’1,7% a poche battute dal termine, Francoforte sale dell’1,8%, Parigi segue a +1,3% e Londra a +1,2%. Wall Street, alla riapertura dopo il Labor Day, segna un rialzo convinto: quando i listini Ue si avviano alla chiusura, Dow Jones e Nasdaq segnano +1,5%, lo S&P500 sale dell’1,4%.
Ad avvantaggiare gli scambi europei ha contribuito la buona lena di Shanghai, che dopo una giornata volatile ha recuperato nel finale il 2,9%. Secondo un’analisi di Goldman Sachs, Pechino avrebbe speso ben 236 miliardi di dollari per arginare la fuga di capitali dai suoi listini. Male invece la Borsa di Tokyo, che in mattinata ha perso il 2,43%, azzerando i guadagni realizzati in tutto il 2015. L’indice Nikkei dei titoli guida ha terminato le contrattazioni termina a 17.427,08 punti, sotto il livello segnato a fine dicembre e ai minimi dallo scorso mese di febbraio.