La Cina rimane un’incognita che grava sui mercati. Nelle sale operative, infatti, prevalgono gli ordini di vendita corroborati anche dall’inattesa battuta d’arresto del manifatturiero europeo.
Svanisce pertanto, sulle Borse Ue, l’effetto positivo proveniente dall’inaspettata decisione della Banca centrale giapponese di portare i tassi sui depositi in negativo. Una decisione annunciata a sorpresa venerdì scorso e ancora ispiratrice degli acquisti sul mercato nipponico, in mattinata.
L’atteggiamento accomodante dell’istituto centrale nipponico chiama alla replica il presidente della Bce Mario Draghi, dal quale molti si aspettano nuovi stimoli nella riunione di inizio marzo. Pechino, di contro, mostra nuovi segnali di rallentamento: l’indice ufficiale Pmi sull’industria è sceso ben sotto le aspettative a 49,4 punti a gennaio, sotto la soglia di 50 punti che separa l’espansione dalla contrazione economica.
I listini europei trattano dunque in ribasso, a seguito di un’apertura positiva: Milano lima l’1%, malgrado la tenuta dei titoli bancari. Luxottica non riesce a fare cassa a seguito del ribaltone ai vertici e quando entra in contrattazione è in netto ribasso. Deboli anche gli altri listini: Francoforte lascia sul terreno lo 0,7%, Londra lo 0,6% e Parigi lo 0,8%. L’agenda macroeconomica si concentra sui dati Pmi che anticipano il sentiment del settore manifatturiero nelle principali economie europee. In Italia, l’indice è sceso a gennaio a 53,2 punti, dai 55,6 precedenti, ai minimi da quattro mesi ma pur sempre in area di espansione (sopra 50 punti). Segnali di contrazione giungono anche dalla Germania e così, nel complesso del Vecchio Continente, il Pmi scende a 52,3 punti dai 53,2 precedenti. Draghi sarà in scena al Parlamento europeo, dove è in agenda una sua audizione con il rapporto annuale sull’attività della Bce. Negli Usa, occhi su redditi e spese personali e indice Ism sul manifatturiero.