Domani mattina l’appuntamento per la presentazione al Consiglio dei Ministri del Jobs Act, il piano con cui Matteo Renzi e la sua squadra di Governo risolleverà le sorti del paese dando una concreta svolta al mondo del lavoro e degli ammortizzatori sociali.
Il Jobs Act è da tempo nei programmi di Renzi che ne ha sottolineato l’urgenza in più di una occasione, anche se solo in questi ultimi giorni si sono iniziate a delineare le modalità pratiche di questi interventi. Vediamoli nel dettaglio.
I cinque punti caldi del Jobs Act di Matteo Renzi
Diminuzione dell’Irpef
Finalmente il nodo principale della questione è stato sciolto: tra la riduzione dell’Irap alle imprese o dell’Irpef ai lavoratori, Matteo Renzi ha scelto la seconda strada, che verrà intrapresa non con un taglio dell’aliquota nominale ma con l’aumento delle detrazioni fisse: mantenendo la soglia degli 8 mila euro di reddito per il pagamento delle tasse, verrebbe istituita una detrazione fissa di 1.840 euro per redditi imponibili compresi tra 8 e 15mila euro.
Sopra i 15mila euro e fino ai 55mila è prevista una riduzione lineare della detrazione, che diventa pari a zero per i redditi imponibili superiori a 55mila annui.
Grazie a questo intervento, secondo le stime fatte dalla squadra di esperti di Renzi, un lavoratore dipendente con un reddito imponibile medio di 15 mila euro avrebbe un ‘risparmio fiscale’ di 450 euro. Il costo dell’operazione per lo Stato è di circa 5-7 miliardi.
Un solo contratto di lavoro
Attualmente in Italia sono in vigore più di 40 diversi contratti di lavoro. Tra i principali interventi del Jobs Act c’è anche la riduzione delle tipologie fino ad arrivare ad un solo contratto di lavoro a tempo indeterminato che preveda delle tutele crescenti per il lavoratore.
I cinque punti caldi del Jobs Act di Matteo Renzi – II parte