Il Segretario della Cisl Mario Petitto si è detto preoccupato per il piano industriale di Poste Italiane in corso di preparazione da parte dell’amministratore delegato Francesco Caio, che sta programmando 17-20mila esuberi, su un organico di circa 143 mila dipendenti. Di questi, più della metà sono rappresentati proprio dalla Cisl.
Tuttavia, la replica di Poste Italiane non tarda ad arrivare. Nel giro di poche ore il gruppo ha diramato una nota stampa con la quale vengono rassicurati gli animi:
Leggiamo notizie relative al piano industriale di Poste con numeri immaginari che creano solo inutili incertezze e allarmismi all’interno dell’azienda. Quando il piano, orientato alla crescita e allo sviluppo del gruppo in un momento di forte competitività dei mercati, sarà definito nei dettagli verrà presentato ai sindacati in un confronto sereno e costruttivo.
Petitto ha chiesto al segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan, aiuto per le prossime sfide. In relazione alla privatizzazione dell’azienda, Petitto ha evidenziato che nel progetto che sembra delinearsi è stata depennata dall’esecutivo (per l’esattezza dal Ministero del Tesoro) la quotazione come ragionata col governo Letta, con l’azionariato ai dipendenti. In altri termini, gli uomini di Renzi sono tornati a ribadire che occorre “vendere un pezzo di Poste per fare cassa”.
In realtà il governo contempla l’alienazione di una quota della partecipazione non superiore al 40%, disponendo che tale cessione che potrà essere effettuata anche in più fasi si realizzi mediante un’offerta pubblica di vendita destinata al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del Gruppo Poste Italiane, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali.
Inoltre, per stimolare la sottoscrizione delle azioni da parte degli stessi dipendenti, il decreto prevede una loro incentivazione.