Al primo posto tra le città in cui si vive meglio c’è Trento, per il quinto anno di fila.
All’ultimo c’è Carbonia-Iglesias. Intanto, l’Italia è in balìa della crisi e ci sono molte differenze tra un territorio e l’altro. Dall’ambiente al lavoro, passando per criminalità, tempo libero e salute, quel che emerge dalla 16esima edizione dell’indagine sulla ‘Qualità della vita 2014’ condotta dall’università La Sapienza di Roma per Italia Oggi è che si vive meglio nei centri di piccole e medie dimensioni del nord (ma attenzione, perché il nord non è tutto uguale e non a caso cresce la “vulnerabilità” del nord ovest) e che il sud è protagonista di un peggioramento perdurante causato da crisi e disoccupazione.
I dati dell’indagine:
Vero è che, nel complesso, la quota di popolazione residente in quelle zone geografiche caratterizzate da una qualità della vita scarsa o insufficiente sale ques’anno a quota 52,5%, pari cioè a 31,7 milioni di italiani: una cifra in aumento rispetto al 2013 quando il medesimo dato si era fermato al 48,4 per cento. Sul vivere bene, infatti, l’Italia stavolta arretra. E traducendo le percentuali in numeri ancora più evidenti, emerge che nel 2014 sono 55 su 110 le province nelle quali la qualità della vita è risultata buona o accettabile contro le 59 (sempre su 110) della passata edizione. Trento è la provincia che ha registrato i più elevati livelli di qualità della vita nel 2014 e il risultato è rilevante perché il primato arriva a compiere cinque anni. E visto che l’indagine divide i territori in quattro gruppi (qualità della vita buona, accettabile, scarsa e insufficiente), va detto che Trento si colloca nel primo gruppo in 7 dei 9 settori presi in esame (affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, tempo libero).