I prestiti e i finanziamenti, se non fosse per le innumerevoli garanzie richieste dagli enti erogatori, sarebbero degli strumenti all’ordine del giorno. La stessa Banca d’Italia ha annotato un aumento dell’indebitamento delle famiglie nel periodo di crisi. Eppure moltissimi italiani, scoraggiati dalla burocrazia, si affidato ai canali meno leciti per ottenere denaro in prestito. A spaventare questi cittadini sono soprattutto i costi dei prestiti e dei mutui.
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Sotto questo aspetto, però, c’è una novità da mettere in agenda, contenuta nel Bollettino di agosto della BCE dove si parla di “Trasmissione della politica monetaria ai tassi bancari al dettaglio nell’area dell’euro e in un periodo di frammentazione finanziaria”. Nel documento in questione si osserva che la frammentazione finanziaria che caratterizza il Vecchio Continente, dove non esiste una sola forma di prestito, è alla base della difficoltà di stabilire un tasso d’interesse univoco per i prestiti o per i mutui. Di fatto anche gli stimoli monetari, per quanto insistenti, rischiano di essere polverizzati.
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Oltre alla frammentazione finanziaria, però, è necessario anche tenere conto della riduzione dei consumi degli italiani e capire che se i prezzi non sono univoci, molto dipende anche dalla flessione della richiesta. Il potere d’acquisto dei cittadini lavoratori e pensionati si è ridotto parecchio.
La stabilizzazione finanziaria dovrà tenere conto anche della necessità d’intervenire sul tessuto sociale per alleviare le differenze.