Quando si decide di accettare un contratto a progetto, sarà buona norma tutelarsi contro eventuali imprevisti.
Si parla infatti di una categoria contrattuale alquanto atipica, che sempre di più sta sostituendo la forma di lavoro a tempo indeterminato. Viene intesa come una forma collaborativa flessibile finalizzata a sostituire le precedenti collaborazioni coordinate continuative. Occorre tuttavia fare attenzione dal momento che spesso il rapporto viene istituito a sproposito, con intenti non propriamente leciti e indirizzabili allo sfruttamento della buona volontà nonché del bisogno di trovare un’occupazione del dipendente attraverso la stipula di contratti che non corrispondono a quelli di standard reali.
Per tutelarsi dunque sarà necessario essere in grado di riconoscere quali siano le caratteristiche essenziali di un vero contratto a progetto. Abbiamo innanzitutto una forma scritta e chiara relativa alla precisa indicazione del programma lavorativo, la quale deve contemplare una coordinazione tra soggetti preposti, insieme a dati imprescindibili di durata, compenso e modalità di pagamento.
Gli orari non devono assolutamente essere prestabiliti bensì flessibili. Se si viene assunti in un’azienda si resta in ufficio dalle 8:00 del mattino alle 6:00 del pomeriggio, svolgendo compiti diversificati ogni giorno e prendendo degli ordini, allora bisognerà intervenire poiché una situazione del genere non rispecchia assolutamente un progetto, ma una condizione di lavoro dipendente.
Tale situazione implica la consegna di un dato lavoro entro un periodo di tempo: contano pertanto i risultati e i termini di consegna. L’orario deve essere gestito autonomamente. Se dunque ci si riconosce con sfavore nelle situazioni ora descritte, è necessario ricorrere prendendo appuntamento con una figura professionale specifica: il giudice del lavoro. A costui andrà richiesto l’ottenimento della conversione della propria posizione attuale con un stipula di lavoro dipendente.