Il possibile incremento dei tassi di interesse da parte della Fed rimane la principale preoccupazione per gli investitori, tuttavia anche i segnali che giungono dalla Cina sono tutt’altro che rassicuranti: essi non parlano di un’economia in espansione, come quella asiatica aveva recentemente abituato gli osservatori.
Per l’ottavo mese di fila gli scambi tra estero e seconda economia mondiale segnano un calo: ad ottobre segna una flessione del 9% a 325 miliardi di dollari (2,06 miliardi di yuan) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Lo ha reso noto l’Amministrazione generale delle Dogane cinese: le esportazioni hanno registrato -3,6%, mentre le importazioni sono scese del 16%. A questo punto, nei primi dieci mesi dell’anno la bilancia commerciale con l’estero ha registrato un calo dell’8,1%, con un -2% delle esportazioni e un -15,2% delle importazioni.
Secondo l’analisi di Bloomberg, questi dati dicono che da parte delle autorità cinesi sarà necessario un intervento a supporto dell’economia, pur dopo il sesto taglio in un anno del costo del denaro da parte della Banca centrale di Pechino. “I dati sul commercio di ottobre tengono alta la pressione su un supporto alla domanda interna”, sostiene Louis Kuijs di Oxford Economics, da Hong Kong. “Gli stimoli dovrebbero concentrarsi proprio sul sostegno alla domanda interna, piuttosto che sull’indebolimento della moneta”. Anche durante la settimana a venire, dalla Cina arriveranno dati importanti quali la produzione e le vendite al dettaglio, che verranno diffusi mercoledì. Una lettura peggiore delle attese rischierebbe di innescare una nuova ondata di vendite che potrebbe addirittura oscurare eventuali sospese provenienti dall’area euro (venerdì verranno diffusi i dati sul Pil dell’Eurozona e delle sue economie principali: Germania, Francia e Italia).