Il contribuente che riceva una cartella esattoriale per un mancato pagamento passato, può accedere ad una forma di condono e pagare una cifra ridotta ma le rate definite devono essere pagate tutte per tempo, anche se c’è di mezzo l’intermediario.
Il condono fiscale è regolato dall‘articolo 12 della legge 289/2002. Se un contribuente vi fa ricorso in merito ad una lite fiscale pendente, deve poi impegnarsi a pagare tutte le rate concordate entro la scadenza.
> Condono tombale: cos’è e quali sono le sue conseguenze
Questo vuol dire che la possibilità di condono decade nel momento in cui il contribuente o il suo intermediario pagano in ritardo o dimenticano di pagare le rate definite. Ai fini della sanatoria fiscale non è importante l’autore del “reato fiscale”, quindi non interessa se a dimenticare la scadenza sia stato il contribuente o il suo intermediario, il commercialista, per il fisco l’unica cosa degna di nota è il mancato pagamento. A prescindere dalla buona fede del contribuente.
> Guida fiscale, come richiedere la rateizzazione delle tasse ad Equitalia
La precisazione è partita da un’ordinanza della Corte Suprema, la numero 17153/2014 in merito ad una controversia fiscale arrivata in tribunale. Un ufficio fiscale aveva notificato ad un contribuente il rifiuto della domanda di condono Irpef e Ilor relativo al 1993 per via del fatto che il contribuente non aveva versato l’intera somma dovuta. Il contribuente ha fatto ricorso per l’annullamento del condono e in primo grado i giudici hanno accolto il ricorso spiegando che stante la buona fede del contribuente, il mancato pagamento della seconda rata era legato all’inadempienza del professionista incaricato.
L’Agenzia delle Entrate ha fatto ricorso in Cassazione parlando della violazione dell’articolo 12 della legge 289/2002 che parla del perfezionamento del condono soltanto quando sono state versate tutte le rate a prescindere da chi è incaricato di fare il pagamento. La Cassazione ha accettato il ricorso dell’Erario.