I lavoratori dipendenti possono usufruire nel corso dell’anno di 10 giorni massimo (5 per la mamma e 5 per il papà) di congedo per malattia bimbo. Si tratta di permessi non retribuiti che possono essere molto utili nel periodo dell’anno in cui l’influenza fa più vittime. Non c’è però da star sicuri sul fatto che non siano pagati. Molto dipende dal contratto.
Il rapporto di lavoro dipendente può essere sospeso in alcuni giorni dell’anno per una serie di permessi non retribuiti tra i quali rientrano anche i congedi malattia bimbo. Se un figlio si ammala, i genitori possono assentarsi dal lavoro in modo giustificato dimostrando che il bambino è malato e l’altro genitore non sta usufruendo del permesso.
Il congedo malattia bimbo, infatti, prevede che i genitori possano astenersi dal lavoro alternativamente, 5 giorni ciascuno, fino ad un massimo di 10 giorni all’anno. In realtà questo limite vale per tutti i bambini tra 3 agli 8 anni ma se il bambino che si ammala per il quale è chiesto il congedo, non ha ancora compiuto tre anni, il congedo per malattia bimbo è sempre non retribuito ma non ha limiti temporali.
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I permessi per la malattia dei piccoli non sono retribuiti salvo che nel settore pubblico o dove il CCNL prevede qualcosa di diverso. Non essendo retribuiti sono esclusi ai fini della maturazione della tredicesima mensilità e ai fini della maturazione delle ferie retribuite. Sono però accreditati come come contributi figurativi per intero.
Per richiedere questi permessi è necessario dimostrare tramite un certificato del Servizio Sanitario Nazionale che il bambino sta male e soprattutto bisogna autocertificare che l’altro genitore non ha diritto o non sta usufruendo del congedo.