Risparmiare vuol dire anche non pagare due volte tasse e bollette per non aver saputo conservare le ricevute. La normativa italiana stabilisce che chi ha un credito ha dieci anni di tempo, dal momento in cui l’esistenza del credito viene resa nota al debitore, per far valere il proprio diritto alla riscossione. Quindi per non pagare nuovamente, bisogna essere in possesso delle prove di avere pagato (scontrino, ricevuta, estratto conto) per un periodo di dieci anni.
Ma scontrini, rate del mutuo, assicurazioni, bollette, contravvenzioni e documenti di spedizione hanno tutti tempi di conservazione differenti.
Un documento cartaceo (scontrino, fattura, estratto conto ecc.) assicura al creditore che nè Equitalia, né nessuno possa accampare alcuna pretesa.
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Attenzione ai documenti che non devono essere mai cestinati. Atti notarili, cedolini dello stipendio, referti medici, sentenze e denunce di smarrimenti, diplomi, lettere di assunzione e libretti di lavoro.
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Vanno custoditi per 10 anni rientrano i documenti che attestano il pagamento di Imu, Tosap, tarsu/tia ecc., le cedole delle rate del mutuo e i cedolini dell’Inps.
Le ricevute di pagamento di tasse, bollette e multe, vanno tenute per 5 anni.
I pagamenti delle assicurazioni vanno conservati generalmente per un anno, ma per 5 se utilizzate a fini fiscali.
Gli scontrini, invece, devono essere conservati 2 anni, e per cinque quelli dei medicinali e relative detrazioni.
Vanno conservate per 3 anni le ricevute delle parcelle dei professionisti. Il termine decorre dalla conclusione della prestazione.
Il pagamento del bollo auto va conservato per 4 anni.