All’interno della Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la sentenza della Consulta che ha bocciato il blocco degli adeguamenti pensionistici.
Essa, dunque, ha già acquisito validità. Al momento in corso c’è l’apertura di un caso per il governo e per le casse pubbliche. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha dichiarato che l’esecutivo “rispetterà la sentenza, cercando un impatto minimo per i conti pubblici”. Il sottosegretario all’Economia, e leader di Scelta Civica, Enrico Zanetti aveva tuttavia aperto un caso nel governo: “Escludo che sia possibile restituire a tutti l’indicizzazione delle pensioni – ha detto ieri – , per quelle più alte sarebbe immorale e il governo deve dirlo forte. Occorre farlo per le fasce più basse”. Il sottosegretario ha poi spiegato, ad Agorà su Raitre, che “cinquemila euro potrebbe essere una soglia al di sopra della quale sarebbe ingiusto rimborsare, verrebbe meno il requisito di giustizia sociale”.
A questo punto, pertanto, l’esecutivo potrebbe anche pensare di riscrivere la norma alzando il tetto del blocco alle perequazioni. D’altra parte lo hanno già fatto i governi Prodi nel 1998 e Berlusconi nel 2007: in quelle occasioni la Consulta non ebbe nulla da ridire anche perché l’Ulivo vietò l’adeguamento per gli assegni oltre 5 volte il minimo e il Pdl fissò l’asticella a 8 volte il minimo. I cinquemila euro di cui parla Zanetti, però, sono più di 10 volte il minimo e riguarderebbero solo una parte residuale dei pensionati. Difficile, quindi, far quadrare i conti in questo modo.
Intanto dai sindacati arriva un’apertura: “La sentenza deve essere applicata immediatamente. Siamo disponibili a ragionare con il governo sulle modalità e sulle tempistiche della restituzione degli arretrati” ha detto il segretario generale dello Spi Cgil Carla Cantone a Radio Anch’io che poi aggiunge: “Concordo sul fatto che sugli arretrati si può fare un discorso di gradualità sui tempi”.