Troppi contenziosi e risarcimenti di danni pendenti sono “sintomo evidente di criticità” e mostrano una limitata “efficacia dell’azione di vigilanza della Consob nella tutela dei risparmiatori”, ragione per cui la Corte dei Conti si rivolge all’Autorità che sorveglia il regolare funzionamento dei mercati “raccomandando un’intensificazione dell’attività stessa, incrementando l’utilizzazione del personale nelle funzioni di ‘front’ office”. Questo il fondamentale rilievo che i magistrati contabili muovono verso l’Authority, in una relazione sui bilanci 2010, 2011 e 2012 dell’Organismo di vigilanza, che viene promosso in quanto a equilibri finanziari e gestione amministrativa.
I magistrati contabili partono dal fatto che, dopo una condanna da oltre 5 milioni per omessa vigilanza risalente al 2004, la Commissione ha creato un fondo in cui mettere risorse per eventuali risarcimenti danni. Quelle risorse sono arrivate alla cifra di 34 milioni, 11 dei quali riferiti a giudizi in Appello per i quali il primo grado si è risolto con una condanna. Per i restanti 23 milioni ci sono giudizi ancora al primo grado, ma che per la stessa Consob hanno maggiore possibilità di finire con una condanna invece che con un esito favorevole. Se le citazioni – e i fondi accantonati per questo motivo – diventano consistenti, è quanto rileva la Corte dei Conti, è evidente che c’è un problema di efficacia dell’attività di vigilanza.
Al di là di questo rilievo, che però richiama il rapporto tra Autorità e consumatori di prodotti finanziari, il giudizio è positivo e il controllo dei magistrati ha trovato “una situazione ispirata ai canoni di buona amministrazione sia sotto il profilo finanziario sia sotto quello più strettamente amministrativo”.