I contratti a tempo indeterminato sono in crescita grazie al Jobs Act e a incentivi fiscali quali la decontribuzione per tre anni sulle assunzioni di questo tipo. Così, durante il primo semestre del 2015 si registra una crescita, con andamento stabile anche per quanto riguarda i contratti a termine e una cospicua riduzione per i contratti di apprendistato.
Secondo il Premier Renzi, i dati resi noti dall’Inps affermano che l’Italia è sulla buona strada per limitare il precariato. Nello specifico, i dati diffusi dall’Inps parlano di 952.359 nuove assunzioni a tempo indeterminato nel comparto privato stipulate in Italia, il 36% in più in confronto all’analogo periodo del 2014, che si traduce in 252.177 occupati stabili:
Dai dati dell’osservatorio sul precariato dell’Inps emerge inoltre che nel primo semestre del 2015 la variazione netta tra i nuovi rapporti di lavoro e le cessazioni (2.815.242 primi e 2.177.002 gli ultimi) è pari a 638.240 nuovi occupati, in netto aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando il saldo fu pari a 393.658 lavoratori. In particolare, le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese quelle degli apprendisti, sono state 331.917 (+30,6% rispetto al 2014). Pertanto, la quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati è passata dal 33,6% dei primi sei mesi del 2014 al 40,8% dei primi sei mesi del 2015″.
I numeri, tuttavia, rischiano di “creare confusione” perché vengono diffusi dati sul lavoro che derivano da fonti diverse, una che guarda alle teste e l’altra ai contratti. L’allarme, nei giorni scorsi, è stato sollevato dal presidente dell’Istituto nazionale di statistica, Giorgio Alleva, che riconoscendo le criticità ha annunciato una soluzione: “Stiamo ragionando su un progetto con ministero del Lavoro, Inps e Inail per rendere – spiega – coerenti e integrare i dati, proliferati in questo periodo”.