Una nuova indagine dell’Istat ha messo in evidenza un grave problema del mondo del lavoro italiano, ovvero quello dei contratti collettivi di lavoro ancora non rinnovati.
I contratti collettivi nazionali di lavoro sono una parte fondamentale del diritto pubblico italiano in quanto hanno il compito di stabilire la disciplina dei rapporti individuali di lavoro, ovvero quelli che ogni lavoratore stipula con il datore, e i loro obblighi reciproci, oltre a definire la retribuzione minima spettante al dipendente. I contratti vengono stipulati in base ad accordi presi dalle associazioni di rappresentanza dei lavoratori (i sindacati)e le associazioni dei datori di lavoro o i singoli datori di lavoro.
Secondo i dati Istat, a gennaio 2014 i contratti collettivi scaduti erano 51, contro i 23 in vigore, un numero preoccupantemente alto che interessa ben 8,5 milioni di lavoratori italiani, il 66,2% dei dipendenti del totale del sistema economico e il 56,3% di quelli al lavoro nel settore privato. I 23 contratti in vigore, invece, riguardano 4,4 milioni di dipendenti, pari al 33,7% del totale.
► Disciplina dei CNNL per la fruizione ad ore del congedo parentale
Non era mai accaduto prima nel paese che ci fosse una cifra di contratti da rinnovare così alta e, ciò che rende la situazione ancor più difficile, è il fatto che i tempi di attesa per il loro rinnovo sono molto lunghi: 24,5 mesi (più di due anni) per i contratti collettivi dei lavoratori dipendenti e 11,8 mesi per quelli del settore privato.
► Rinnovo dei contratti di lavoro, i tempi di attesa secondo l’Istat
Magra consolazione messa in luce dall’Istat il leggero aumento delle retribuzioni a gennaio 2014: +0.6% su dicembre 2013 e +1.3% su gennaio 2013.