La disoccupazione in Italia sta raggiungendo dei livelli allarmanti, come mostrano gli ultimi dati rilasciati dall’Istat che parlano del 13% di senza lavoro per il mese di febbraio 2014. Una situazione che potrebbe continuare a peggiorare se non si interverrà nell’immediato con interventi specifici e mirati per dare la possibilità alle aziende di assumere personale.
Matteo Renzi con la sua squadra di governo ha lavorato proprio su questo punto, intervenendo a favore delle aziende con interventi che mirano a rendere meno costosa l’assunzione di nuova forza lavoro e, soprattutto, a rendere più leggere il carico burocratico legato alle assunzioni, un peso non da poco che sta minando la possibilità di rilanciare l’occupazione.
Ne è nato il Jobs Act, diventato legge con la pubblicazione del Decreto Legge n. 34 del 20 marzo “Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”.
Si tratta di una vera e propria riforma strutturale del lavoro e della previdenza italiana che cambierà nuovamente le carte in tavola a poco più di due anni dall’entrata in vigore della riforma Fornero, ad oggi vista da tutti come una riforma che non è riuscita a produrre i risultati sperati. Anzi, per molti si tratta di un vero e proprio fallimento.
Nel Jobs Act di Matteo Renzi è stato dato spazio a tutte le componenti del lavoro e della previdenza: qui ci occupiamo del contratto a termine, una delle forme contrattuali al momento più utilizzate.
Nella guida al contratto a tempo determinato la risposta ai tanti interrogativi di questi giorni sulla nuova forma del lavoro a termine voluta da Matteo Renzi.