La Spending Review ha iniziato a fare effetto, ma lo Stato continua a erogare troppi fondi alla Chiesa, tramite il meccanismo dell’otto per mille.
Pensare che nel 1990 erano 209 milioni di euro. Nel 2003 i fondi hanno raggiunto quota un miliardo e nel 2014 hanno toccato quota 1 miliardo e 280 milioni. Per tali ragioni, la Corte dei Conti ha chiesto al governo di rivedere il supporto finanziario destinato agli organi religiosi modificando la legge entro sei mesi. Questa legge, infatti, non è rispettosa di ben tre principi: proporzionalità, volontarietà e uguaglianza.
Aggiunge la Corte dei Conti:
I beneficiari ricevono più dalla quota non espressa dai contribuenti che da quella optata. Un punto, questo, su cui «non vi è un’adeguata informazione, benché coloro che non scelgono siano la maggioranza e si possa ragionevolmente essere indotti a ritenere che solo con esplicita i fondi vengano assegnati. Alla Chiesa Cattolica, in virtù di opzioni dei contribuenti che arrivano al 37,93% nel 2011 ha ricevuto ben l’82,28% dei fondi totali, per un ammontare complessivo di un miliardo e 118 milioni, che quest’anno per effetto delle riduzione dei redditi degli italiani scenderanno a un miliardo e 54 milioni. Lo Stato, scelto dal 6,14% dei contribuenti, ha invece incassato il 13,3% (170,3 milioni di euro), le Chiese avventiste lo 0,18% (2,1 milioni), le Assemblee di Dio in Italia lo 0,25 (1,1), i Valdesi il 3,22 pari a 12,1 milioni (ma quest’anno sono 40,8), la Chiesa luterana lo 0,32 pari a 3,1 milioni, l’Unione delle comunità ebraiche lo 0,43 (4,7 milioni , 5,4 quest’anno).
Sono dunque troppo esosi i contributi per le confessioni religiose. Non succede da nessun’altra parte in Europa. Ogni anno si supera il miliardo di euro. Malgrado ciò, la chance di accesso ai fondi per numerose confessioni viene oggi esclusa per mancanza di intese. Si è infatti affermato un pluralismo confessionale del tutto imperfetto. Le erogazioni, inoltre, sembrano violare il principio della trasparenza.