Un qualsiasi patrimonio finanziario è, per sua stessa natura, soggetto ad aumenti e diminuzioni del suo ammontare. Può aumentare quando vi si aggiungono i redditi provenienti dal lavoro e può diminuire per le spese di consumo.
Allo stesso modo ogni capitale è soggetto a delle fluttuazioni quando questo è investito, a causa dei redditi da capitale e dalle variazioni del valore di mercato delle varie attività in cui è suddiviso.
Date queste premesse, è importante che ogni investitore si renda conto che è difficile quantificare il rendimento annuo di un patrimonio con certezza, perché da un lato, a prescindere dal tipo di titoli su cui si è deciso di investire, il reddito e/o il valore di mercato di fine periodo di tali scelte non può essere definito con certezza, dall’altro perché gli investimenti non devono essere programmati solo in base al rendimento alla fine del periodo, ma vanno scelti in un’ottica di più ampio respiro, che vada a considerare anche i rendimenti degli anni futuri.
La prima variabile può essere controllata in modo più o meno efficace attraverso la scelta dei titoli: quelli meno rischiosi danno un rendimento minore ma più sicuro, quelli più rischiosi, per contro, hanno maggiori possibilità di alti rendimenti, come anche possibilità di perdita totale del patrimonio investito.
Il migliore investimento, quindi, è quello in cui le due variabili sono entrambe prese in considerazione e valutate in base all’ammontare del patrimonio investito, alle esigenze di spesa dell’investitore e al suo specifico profilo rischio/rendimento.