Non tutti i professionisti, non tutti i lavoratori hanno tempo e modo di ricavarsi uno studio in casa e se lavorano da remoto, la fatica di portare a termine la missione giornaliera, può essere anche molto difficile. Il coworking va loro incontro e così anche il cobaby.
Con il coworking chi ha bisogno di uno spazio per lavorare lo trova e lo condivide con altri lavoratori nella stessa situazione. Si recupera in un certo senso la calma necessaria per lo svolgimento dell’attività professionale e si ha la possibilità di confrontarsi con altri professionisti.
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In genere si tratta di una soluzione tipica dei freelance e di chi sta per entrare o rientrare nel mondo del lavoro. Ispirandosi ad un’idea inglese, adesso anche in Italia abbiamo un coworking di secondo livello che possiamo considerare “avanzato” e che consiste in spazi da condividere con altrettanti spazi per i bambini.
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Lo chiamano cobaby e sembra sia pensato per le donne che vogliono conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro, che hanno bisogno di concentrazione, che magari a casa non hanno spazio, in ufficio fanno fatica ad arrivare e soprattutto non sanno a chi lasciare i bambini.
Sembra un’utopia ma in Italia ci sono già diverse esperienze significative in tal senso, una a Milano, una a Bologna, una a Matera, una a Roma e una a Mestre. Il fondatore i Piano C di Milano spiega una cosa molto semplice:
Abbiamo creato una struttura in cui l’organizzazione dello spazio valorizza la flessibilità, le opportunità di networking e di formazione, aumenta l’efficienza e lo sviluppo delle persone. Soprattutto, la presenza di servizi semplifica la quotidianità, a partire dallo spazio infanzia.