Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario ha lanciato un avvertimento all’intero universo economico: finché il livello di crescita e quello occupazionale rimarrà lento, finché non vi saranno politiche più coraggiose, finché non vi sarà più rigore da parte dei responsabili, l’economia globale stenterà a crescere.
Nello specifico le problematiche che hanno condotto a questa situazione di eterno stallo andrebbero trovate all’interno dell’elevato livello di debito, nella disoccupazione ostinatamente altissima, nell’inflazione in Europa troppo scarsa e in un incremento dei rischi nel comparto finanziario.
Per tali motivazioni, la settimana prossima il Fmi avrà nuovamente l’ingrato compito di rivedere al ribasso le stime di crescita globale, che nell’ultima previsione erano del 3,4% per quest’anno e del 4% per il prossimo. Spiega Lagarde:
E’ contemplata solo una ridottissima ripresa nel 2015, dal momento che le stime di crescita potenziale sono diminuite. Nel suo complesso, l’economia globale è più debole di quanto previsto solo sei mesi fa. Se ci si attende che il potenziale di crescita sia più basso domani, investimenti e consumi saranno tagliati oggi e questa dinamica rischia seriamente di impedire la ripresa.
Le prospettive di crescita sono tuttavia diverse da una regione o da uno Stato all’altro, e tra le economie avanzate la ripresa più solida è prevista in Gran Bretagna e negli Usa, mentre la più debole nell’Eurozona, dove vi sono maggiori dislivelli e vi è una maggiore disparità.
Ulteriori rischi, poi, provengono da una normalizzazione della politica monetaria non sincronizzata nelle economie avanzate e dal potenziale impatto che tale aspetto può riversare a livello globale. A questo proposito una richiesta ad hoc è stata rivolta alla Federal Reserve. L’organo è stato chiamato a fornire una comunicazione precisa circa la sua exit strategy, viste le implicazioni mondiali che avrà.
Nel contempo, anche se la politica monetaria ha fornito un importante supporto durante la crisi, la Lagarde ha ribadito che da sola non è sufficiente. Esiste infatti, secondo il numero uno del Fmi, il timore che si torni agli eccessi del settore finanziario, soprattutto nelle economie avanzate, alimentati anche da un periodo prolungato di politiche monetarie ultra accomodanti.