Il momento di stasi che blocca l’esito delle trattative tra la Grecia e i suoi creditori (Ue, Bce e Fmi), i quali hanno sul tavolo il piano di riforme da attribuire al governo di Syriza in cambio degli aiuti internazionali, è arrivano fino a Washington ed è stato oggetto di discussione durante l’ultima riunione della Federal Reserve.
La Banca centrale americana conclude oggi la due giorni di lavori per decidere alcuni cambiamenti di politica monetaria. Nelle sale operative si fa strada l’ipotesi che la presidente della Fed, Janet Yellen, eviterà toni da ‘falco’, come spesso fa: sono troppo controversi i segnali dell’economia Usa ed è troppo vicino il pericolo di un avvitarsi della crisi europea per mettere chiaramente in agenda un rialzo dei tassi.
Secondo i dati di Bloomberg, il 47% dei trader scommette su un innalzamento del costo del denaro nel prossimo settembre, in discesa dal 53% della scorsa settimana.
In attesa di sentire ancora la Yellen, i mercati si concentrano sulla Grecia. Alexis Tsipras ha usato parole di fuoco contro i suoi creditori che Angela Merkel ha lasciato cadere nel vuoto, limitandosi a dire che lavora perché Atene resti nell’euro. La situazione di stallo preoccupa gli Usa, con il segretario del Tesoro Jacob Lew costretto a intervenire telefonicamente chiedendo a Tsipras di tornare a miti consigli. Anche la Banca centrale lancia un grido d’allarme dicendo che senza accordo l’uscita dall’euro è obbligata, mentre la popolazione greca, stremata, prepara manifestazioni di sostegno al governo, che domani invia i propri rappresentanti a un Eurogruppo che rischia di andare in archivio come l’ennesimo passaggio a vuoto. Probabile si debba attendere allora il summit del 25-26 giugno tra i capi di governo, anche se nelle ultime ore ha preso corpo anche l’idea di un vertice d’emergenza domenica.