Sono sempre di meno gli italiani che non devono rivedere al ribasso il proprio tenore di vita.
La causa, come ormai è più che risaputo, è la crisi economica e l’influenza che questa ha avuto sul mondo del lavoro: gli stipendi più bassi, la riduzione dell’orario di lavoro o la perdita del lavoro stesso (fatto non così raro negli ultimi mesi) sono diventate delle vere mine vaganti nella gestione dell’economia delle famiglie che sempre più spesso si trovano impossibilitate non solo a fare fronte a spese improvvise e non preventivate, ma anche alle spese di tutti i giorni.
A dirlo è una recente indagine effettuata dall’Osservatorio sulla vulnerabilità economica delle famiglie del Forum Ania-Consumatori in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, che ha messo in evidenza come questa situazione sia andata aggravandosi nel corso del 2013: misurando la vulnerabilità economica con una scala da 1 a 10 (dove 1 sta ad indicare le famiglie che non hanno problemi in tal senso), l’indice medio è passato dal 2,70 del 2010 al 3,16 del 2013, il che vuol dire che la maggior parte delle famiglie, una percentuale che si avvicina molto al 95%, potrebbe trovarsi in grave difficoltà nel caso di spese improvvise o di riduzione dello stipendio.
E non sono pochi coloro che nel 2013 si sono trovati a sperimentare questa situazione: il 18% degli intervistati ha dichiarato di aver perso il lavoro negli ultimi 12 mesi, mentre il 25.8% ha visto ridursi l’orario di lavoro e, di conseguenza, lo stipendio.
Le difficoltà economiche delle famiglie italiane variano di molto e colpiscono anche chi non ha dovuto affrontare licenziamenti o cassa integrazione e simili: il 17,7 per cento del campione si è trovato almeno una volta in difficoltà per fare la spesa, il 29,1 per cento in difficoltà per comprare vestiti, il 31,2 per cento per pagare le bollette, il 40,7 per cento per pagare l’affitto, il 25,6 per cento per le rate del mutuo e il 25,8 per cento per saldare altri tipi di prestiti.