La caduta dei prezzi del petrolio è stata senza dubbio molto rapida. Per tale ragione, è difficile decifrare le conseguenze negative o positive al 100%.
In altri termini, l’impatto del petrolio a basso costo non è ancora stato del tutto recepito nei cosiddetti consensi degli analisti.
Il crollo del petrolio ha messo sotto pressione le borse di Europa e Usa, dal momento che i titoli connessi al greggio pesano sui listini per quasi l’8% (a Piazza Affari pesano per il 19%). Le prospettive, tuttavia, sono positive.
Un deprezzamento del greggio di almeno il 30% in sei mesi conta sette precedenti durante gli ultimi anni e quasi sempre, a distanza di dodici mesi, è stato seguito dal rialzo delle Borse.
Nello specifico, Wall Strett ha sempre reagito in maniera positiva.
In sei casi su sette, eccetto che nel 2001, il calo del petrolio è stato correlato a quello dei rendimenti dei titoli di Stato americani. Attenzione, tuttavia, al fatto che la Fed potrebbe avviare a metà 2015 l’aumento dei tassi.
La caduta del petrolio, dunque, provocherà un ulteriore rallentamento dell’inflazione nell’Area dell’euro avvicinando il quantitative easing della Banca centrael europea: l’acquisto di titoli pubblici e privati, il quale dovrebbe a sua volta essere un vantaggio per le Borse, è ormai prossimo.
A livello settoriale, compagnie aeree e aziende automobilistiche dovrebbero godere del crollo dei prezzi del petrolio. Air France, Klm, Fca, Unilevere, Danone, Pirelli saranno avvantaggiate per quanto concerne l’impatto sugli utili. Eni, invece, è uno dei gruppi che potrebbe pagare caro il crollo del greggio. In definitiva, la situazione appare favorevole per i mercati e per l’economia.