Grande aspettativa per la riunione annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole negli Stati Uniti.
Ma nessuno di loro si è sbilanciato più di tanto. Janet Yellen, numero uno della Fed ha ribadito che l’economia americana ha fatto notevoli progressi ma ha rimandato ogni decisione in merito al rialzo dei tassi di interesse a nuove conferme della ripresa in atto.
Un po’ più preoccupato Mario Draghi, numero uno della Bce, che ha ribadito che “la Bce farà la sua parte, anche usando strumenti non convenzionali”. Ha fatto nuove pressioni sui singoli stati affinchè approvino riforme che aiutino più di ogni altra cosa, la creazione di posti di lavoro. Riforme che non spettano alla Banca centrale europea.
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Draghi ha rammentato i tanti effetti negativi della crescita dei senza lavoro. In primo luogo, proprio sui disoccupati dove rappresenta ”’una tragedia che ha effetti durevoli ”’sulle loro capacità di generare reddito. Ma anche su coloro che un lavoro lo mantengono poichè cresce ”’l’insicurezza ”’ e si mina ”’la coesione sociale”. Poi per gli stati, dal momento che incide sui conti pubblici e danneggia le prospettive politiche. Infine sulle prospettive inflazionistiche ”’a breve e medio termine “infuenzando l’azione delle banche centrali. E, anche quando non ci sono rischi alla stabilità dei prezzi”, ha spiegato Draghi, ”’ma la disoccupazione è alta e la coesione sociale minacciata, allora immancabilmente cresce la pressione sulle banche centrali per trovare una risposta”.
Tornando alla situazione negli Stati Uniti, se i miglioramenti economici e sul mercato del lavoro saranno più veloci del previsto si potrebbe avere l’aumento dei tassi prima delle attese. Se invece dovessero mostrarsi più lenti, l’aumento dei tassi potrebbe avvenire più tardi delle attese.