È facile immaginare che quando si parla di impresa familiare nella categoria siano comprese anche le imprese coniugali, invece si tratta di due assetti differenti che prevedono una diversa partecipazione dei coniugi. Entriamo nel merito della distinzione.
L’impresa coniugale è diversa dall’impresa familiare. Di quest’ultima abbiamo parlato evidenziandone alcune caratteristiche nei recenti articoli che adesso riepiloghiamo brevemente. L’impresa familiare considera la famiglia “allargata” o meglio considera anche la famiglia non convenzionale, quella formata da conviventi di fatto.
> Anche la convivente considerata nell’impresa familiare
Nell’impresa famigliare il ruolo dell’imprenditore è diverso da quello dei collaboratori e anche nella spartizione degli utili le quote sono differenti. E in ogni caso l’impresa famigliare è da considerarsi alla stregua di un’impresa individuale e non di una società.
> Imprenditore e lavoratore nell’impresa familiare
Ci sono poi da considerare tutti gli obblighi nei riguardi del fisco e dell’INPS. Al fisco ogni collaboratore dichiara la sua quota di utili percepiti in base alla qualità e alla quantità del lavoro svolto. A livello previdenziale esiste una cassa autonomi particolare all’interno dell’INPS dove fare l’iscrizione.
> Gestione fisco e previdenza dell’impresa familiare
Adesso invece quel che preme è la distinzione tra impresa familiare e impresa coniugale. La seconda prevede che il ruolo gestionale sia assunto dai coniugi, quindi ci sia un’impresa gestita da marito e moglie che prendono decisioni insieme. Anche se il supporto di uno dei due è esterno ma sostanziale per la scelta della direzione dell’azienda, allora si parla di impresa coniugale. Diverso è il caso in cui l’apporto del coniuge non risulti paritario e sia sottoposto al potere organizzativo e direttivo del titolare dell’impresa. In questo secondo caso si ha di fronte un’impresa di tipo famigliare.