Al suo primo discorso al Parlamento Europeo, dopo il voto, il lussemburghese Jean-Claude Juncker ha cercato di conquistare il parlamento meno europeista nella storia con promesse che però non hanno di per sé nulla di nuovo.
Jean-Claude Juncker al suo primo giorno da presidente del Parlamento europeo ha parlato di un piano per la crescita, questo in sostanza il significato del suo discorso. Ha parlato del programma di investimenti, che sarà pronto entro il mese di febbraio 2015, che prevede 300 miliardi di euro da suddividere in tre anni per rilanciare il lavoro e far riprendere la troppo debole crescita economica.
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Al fine di garantirsi il voto dei socialisti ha fatto proposte per il rilancio dell’economia vera, in energia, in trasporti, in reindustrializzazione, in banda larga. Ma gli investimenti sono pochi e “non andranno a scapito delle regole rigide sui conti pubblici”. Per quel che riguarda l’immigrazione, ci sarà un commissario per l’integrazione che le autorità al fine di riuscire ad aiutare l’Italia e gli altri Stati coinvolti a risolvere i problemi in merito. L’asse tra conservatori e socialisti rimane solida, ma la soluzione per la ripresa suggerita da Juncker è roba già sentita che non è riuscita ad entusiasmare nessuno. Il leader del PPE è stato votato a maggioranza ma con lui l’Europa non riuscirà a cambiare rotta. Le sue parole sono state piene di fascino e molto pro Europa come la proposta di fondi su bilancio unione e Banca degli investimenti. La sola novità l’ipotesi di sostituire la Troika con qualche cosa di più conforme.