Dunque la settimana che ci siamo lasciati alle spalle ci ha consegnato in ultima battuta i dati sul lavoro negli Stati Uniti e ancora una volta il giudizio complessivo sulle release è in chiaroscuro, come testimoniato anche dalla reazione dei prezzi non solo in ambito valutario ma anche e soprattutto sul lato Borse.
192mila sono stati i nuovi posti di lavoro creati nel mese di marzo rispetto al consensus di 200mila e con un dato precedente rivisto al rialzo a 197k rispetto alla release scorsa di 175k. Il tasso di disoccupazione si è confermato quello di febbraio al 6,7%, superiore alle attese di 6,6%, con un tasso di partecipazione in aumento da 63 a 63,2%.
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Questi dunque i numeri essenziali dal report del Labour Department of Statistics dello scorso venerdì, dati che nel loro complesso ci restituiscono una situazione complessiva di stallo, con nuovi posti di lavoro creati che faticano a raggiungere quella soglia fatidica dei 200k che, se costante, viene individuata spiega Davide Marone di DailyFx come quella utile a permettere un miglioramento strutturale sul fronte occupazionale negli Stati Uniti. Il dato sulla disoccupazione, la cui importanza è stata almeno da un punto di vista formale svilita, si è confermata e può essere letta in chiave positiva se rapportata ad un tasso di partecipazione che è ancora in aumento, seppur lieve.
> Negli Stati Uniti meno sussidi di disoccupazione di quanto previsto
Nel suo ultimo speech Janet Yellen, Governatore della Federal Reserve, descrisse quattro elementi di “evidence of slack” (di fiacchezza cioè) del mercato del lavoro statunitense: primo, i 7 milioni di persone che lavoro part-time ma che vorrebbero invece farlo full-time.