550 mila posti di lavoro in meno in tre anni equivalgono a 128 lavoratori che si ritrovano senza un’occupazione ogni giorno. Sono gli effetti della crisi economica, che sembra aver influenzato in modo molto pesante il settore delle costruzioni.
I dati arrivano dalla Fillea-Cgil che indica come solo nel 2012 i posti di lavoro perduti siano stati ben 120.000, e le imprese fallite, dal 2009 ad oggi, siano state 60.000.
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Se i lavoratori non perdono il loro impiego vengono messi in cassa integrazione: nel 2009 il ricorso all’ammortizzatore sociale è cresciuto del 93%, per poi proseguire la sua corsa nel 2010 con un + 33%, scendere nuovamente ad una quota ragionevole nel 2011 (+4,7%) per poi tornare a livelli altissimi con la crescita del 28,3% delle ore di cassa richieste nel 2012, anno in cui le ore di Cig nel settore delle costruzioni sono arrivate a 117 milioni.
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Solo crisi? Secondo il sindacato la colpa non deve essere imputata totalmente alla pessima congiuntura economica, ma a delle questioni più profonde, che toccano la struttura del settore stesso. A parlare è Susanna Camusso, secondo la quale
le costruzioni devono svolgere la funzione di progettazione del territorio e quella di manutenzione degli edifici pubblici.
Non pensare il settore delle costruzioni in questo modo vuol dire aggiungere un ulteriore costo per lo Stato, al quale vanno ad aggiungersi eventi climatici straordinari o catastrofi naturali (come il terremoto emiliano) che potrebbero arrivare a pesare sulle casse dello Stato qualcosa come 470 miliardi di euro.