Tutto resta com’era in America ma il dollaro subisce delle variazioni che fanno deprimere i mercati. Obama resta l’inquilino della Casa Bianca e i democratici ottengono la maggioranza al Senato nonostante una leggera perdita di terreno nella Camera del Congresso.
Il primo dato a livello finanziario che si deduce è che la cacciata di Bernanke dalla Fed, che era nei piani dei repubblicani di Romney, deve aspettare ancora un po’. Per Obama si prevedono comunque periodi complessi in cui dovrà gestire al meglio l’ostruzionismo dei Repubblicani al Senato e l’opposizione degli stessi alla Camera.
A livello fiscale, il cosiddetto baratro, passato alla storia con l’espressione fiscal cliff anche in Italia, è ancora nell’aria: Wall Street perde il 4 per cento dopo la vittoria di Obama e trascina verso il basso anche le borse europee.
Analizzando superficialmente la situazione si potrebbe dire che le borse hanno manifestato una considerazione negativa sulla rielezione di Obama, in realtà si tratta di una reazione all’apprezzamento del dollaro legato ai problemi dell’UE piuttosto che a quelli degli States.
Peccato che un dollaro più forte e il contestuale calo dell’euro (seguito all’annuncio della crisi tedesca), sia diventato l’input per le vendite sulle azioni e le materie prime a fronte di ingenti acquisti di titoli di Stato.