Dollaro Usa in salita dopo i dati macroeconomici

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 Ci si poteva aspettare un fragore assordante da parte dei mercati finanziari nella giornata che ieri non esitavamo a definire storica per via della concomitanza dei due più importanti market mover: le comunicazioni della Banca Centrale Europea e la pubblicazione sui dati del lavoro negli Stati Uniti d’America. L’occasione era di quelle speciali in quanto la coincidenza non ha precedenti per quello che riguarda almeno gli ultimi 7 ed 8 anni. La volatilità invece è stata appena discreta, con dollari generalmente acquistati e Borse ancora ai massimi.

 

L’evento davvero scontato dai prezzi, e questo lo avevamo ampiamente preannunciato, è stato senza alcun dubbio quello della release sui dati occupazionali degli Stati Uniti. I nuovi posti di lavoro creati nel mese di giugno sono stati di 288mila unità, ben superiore alla forbice 210/215 prevista, con un dato precedente rivisto a 224mila da 217, spiega DailyFx. Il tasso di disoccupazione è nuovamente sceso al +6,1% rispetto alle attese ed al dato precedente di +6,3% con un tasso di partecipazione che si è confermato al 62,8.

La deflazione comincia a intravedersi nei prezzi

Questa dunque la fotografia principale dell’aggregato di dati rilasciati ieri dal Department of Labour Statistics, che attesta senza minimi termini la continuità della crescita sul fronte occupazione della più grande economia mondiale,  seppur manteniamo più di una perplessità sulla reale sostanza e qualità di questo miglioramento; perplessità peraltro giustificabili non appena si compie un’analisi di natura qualitativa più che quantitativa di quanto trasmesso ieri. Ad ogni modo, la reazione del dollaro americano come da attese si è rivelata positiva: il biglietto verde infatti è stato generalmente acquistato, anche se non sono partiti veri e propri movimenti in grado di superare supporti e resistenze strategici e tali da apportare modifiche strutturali alla lettura dei diversi quadri tecnici dei cambi valutari.

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