Nel dossier tassazione immobili di Confedilizia una fotografia del settore immobiliare che non fa ben sperare per il futuro dell’economia tricolore. Sembra che si sottovalutino ancora le conseguenze della supertassazione immobiliare sull’economia del Paese. Il report di Confedilizia.
Confedilizia spiega che anche nel 2015, la proprietà immobiliare si troverà, per il quarto anno consecutivo, a subire un livello di imposizione tributaria insostenibile. Questo accade perché è aumentata la tassazione sugli immobili di natura patrimoniale, vale a dire che sono aumentate le tasse che colpiscono gli immobili indipendentemente dal reddito che questi producono.
Se si volessero riassumere i dati del report in un punto elenco, Confedilizia propone questo schema:
Nel 2014, il gettito di IMU e TASI (imposte entrambe sostanzialmente patrimoniali, nonostante la seconda venga nominalmente qualificata come tributo sui servizi) è stato di circa 25 miliardi di euro.
- Fino al 2011, il gettito dell’ICI era stato di circa 9 miliardi di euro.
- Le imposte locali sugli immobili si sono quasi triplicate rispetto al 2011.
- Fra il 2012 e il 2014, la proprietà immobiliare ha versato complessivamente circa 69 miliardi di euro di imposte di natura patrimoniale.
- Dal 2012, i proprietari versano ai Comuni 15/16 miliardi di euro in più ogni anno (il 50% in più rispetto all’entità dello sgravio degli “80 euro”).
- Il carico fiscale sugli immobili del 2014 (Governo Renzi), dato da IMU e TASI, è stato di oltre 1 miliardo superiore rispetto a quello dell’IMU 2012 (Governo Monti).
Gli amministratori locali devono ripartire da questi dati per gestire la local tax avendo cura di ridurre la la tassazione sugli immobili. L’incremento delle tasse sugli immobili, infatti, in Italia produce diverse conseguente negative e anche per questo aspetto Confedilizia propone un interessante punto-elenco delle conseguenze negative a catena, con riflessi evidenti e innegabili sulla crescita del Paese:
- crollo delle compravendite
- diminuzione degli interventi sulle singole unità immobiliari per ristrutturazione e arredamento
- fallimento di innumerevoli piccole imprese del settore
- perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro in edilizia
- crisi delle locazioni e progressiva riduzione della relativa offerta, con gli immaginabili risvolti sociali
- caduta dei consumi generata dalla perdita di valore degli immobili (stimata in circa 2.000 miliardi) e dall’effetto che tale riduzione ha prodotto su milioni di proprietari ai quali è venuta improvvisamente a mancare quella sorta di copertura assicurativa che da sempre ha rappresentato, per ciascuno di loro, la consapevolezza di poter contare su un bene che mai prima si era svalutato.