L’uscita dalla crisi pare essere sempre di più un’impresa per l’Area dell’Euro e anche le attese per il 2015 sono peggiorate. Il bollettino mensile della Banca centrale europea certifica, ancora una volta quanto dichiarato più volte. Niente di nuovo, dunque, all’orizzonte. La crescita economica dell’area dell’euro va indebolendosi, con gli investimenti privati in calo per via della complicata situazione geopolitica, soggetta a due principali zone di rischio, quella in cui è in atto il conflitto russo-ucraino e quella mediorentale. La fiducia, dunque, diminuisce anziché crescere.
Ma a pesare sono anche i pochi progressi in termini di riforme nei Paesi dell’Area. Il risultato è che la lieve ripresa auspicata dalla Bce per il 2015 potrebbe sfumare ancora di più.
Per uscire dalla crisi, secondo Mario Draghi, servono riforme. La Germania è in crisi ma questo status non ha provocato effetti imporanti in relazione alle dinamiche del tasso di lavoro sia sul breve che sul lungo tratto.
Nel contempo, il tasso di disoccupazione è più che quadruplicato in Spagna, mentre l’incidenza della disoccupazione di lungo termine su quella complessiva è aumentata da meno di un quinto a oltre la metà. Simili tendenze, benché meno gravi, sono state rilevate in tutte le economie soggette a tensioni.
Il bollettino della Banca centrale europea è dunque chiaro, quasi scontato:
Alcuni Paesi devono chiaramente imprimere slancio al processo legislativo e attuativo delle riforme strutturali, per quel che riguarda i mercati dei beni e servizi e del lavoro nonché gli interventi volti a migliorare il contesto in cui operano le imprese. La politica monetaria concorre a sostenere l’attività economica ma, per rafforzare l’attività di investimento, la creazione di posti di lavoro e la crescita potenziale, è necessario che gli altri settori di politica economica forniscano un contributo decisivo.