Economia sommersa, in Italia è valutata 200 mld di euro

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È stato diffuso il nuovo Pil e in confronto al “vecchio” dato il livello emerge accresciuto di 59 miliardi, cioè del 3,7%. Lo dice l’Istat, che ha effettuato il ricalcolo del Pil tenendo conto del nuovo Sistema europeo dei conti e altre modifiche. L’anno di riferimento è il 2011, la cui stima va, infatti, da 1.579,9 a 1.638,9 miliardi.

La revisione dei criteri contabili dell’Istat scaturisce dall’applicazione dei principi internazionali del Sec 2010, dal precedente Sec 95: è il nuovo Sistema europeo dei conti nazionali, il complesso di regole che devono essere usate per dare la contabilità nazionale nella Ue. “In coerenza con le linee Eurostat”, aveva chiarito l’Istat rendendo nota lo sconvolgimento, nei conti nazionali – e quindi nel Prodotto interno lordo, è finita “una stima” delle attività illegali, o economia sommersa, come “traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)”. Stando a una stima di Bankitalia precedente all’ operazione dell’Istat, di cui aveva parlato Anna Maria Tarantola (allora vicedirettore) in Parlamento, tra il 2005 e il 2008 il peso dell’economia illegale sul Pil era pari al 10,9% cioè a circa 150 miliardi.

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Ma oltre a questo aspetto, che ha richiamato l’attenzione per la sua peculiarità, le novità immesse sono tante e rilevanti. Ad esempio, le spese di ricerca e sviluppo (R&S) sono al momento identificate come una spesa di investimento: divengono parte della domanda finale e partecipano quindi al Pil, mentre  in passato erano valutate come costo intermedio di chi faceva fronte a quelle spese. Medesimo  passaggio (da spese per consumi intermedi a investimenti) per le spese per armamenti. Tra gli altre cambiamenti, ci sono progressi sul metodo di registrazione delle operazioni delle società a controllo pubblico o il trattamento dei “superdividendi” corrisposti dalle società pubbliche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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