Il governo sta cercando di cambiare rotta sulle privatizzazioni, e sta rivedendo in parte il programma che era stato pensato dal governo Letta e che prevedeva entro l’anno la dismissione di Fincantieri, Poste, Enav, Cdp Reti, Rai Way e Stm.
L’amministratore delegato di Enav, Massimo Garbini, ha concretamente ufficializzato che non ce la farà più a quotare la società entro novembre. È la seconda operazione che non va in porto, dopo il brusco rallentamento di Poste italiane. Fincantieri è stata messa in Borsa, ma soltanto al costo di dover diminuire l’offerta con un incasso di 350 milioni invece dei 600 previsti. Al Tesoro, quindi, stimano ormai in crescita esponenziale le possibilità di un collocamento sul mercato di nuove quote di Eni ed Enel.
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In Commissione industria del Senato, dove si sta discutendo sul decreto competitività, il relatore del provvedimento, Massimo Mucchetti, ha presentato una proposta di cambiamento della legge sulle Offerte pubbliche di acquisto che rende mobile la soglia dell’Opa, collocando al 20 per cento. Un emendamento non stabilito con il governo, ma che potrebbe essere utile al Tesoro per detenere fermamente il controllo di Eni ed Enel se dovessero esserci cessioni di nuove quote. Il Tesoro avrebbe ritenuto troppo bassa la soglia del 20 per cento, domandando a Mucchetti di fissarla almeno al 25 per cento.
Si tratterebbe in ogni caso di una misura che comunque permetterebbe di cedere il 5 per cento di Eni ed Enel senza che se ne perda in alcun modo il controllo, incassando quei circa 6 miliardi di euro che permetterebbero di coprire le mancate cessioni di Poste ed Enav.