Anche Eni, dopo Enel, esce dal mercato russo.la società capitanata da Paolo Scaroni ha siglato a Mosca l’accordo per la vendita della quota del 60% in possesso della società Arctic Russia, che detiene il 29% di Severenergia, a Yamal Development (Novatek e GazpromNeft).
Dal momento che la quota di Enel in Arctic Russia è stata comperata nei giorni scorsi da Rosneft ora il nuovo azionariato di Severenergia sarà quindi totalmente russo. Proprio l’entrata di quest’ultimo gruppo ha posto in essere la reazione a catena che ha portato Novatek e Gazpromneft, già azionisti della jv siberiana col 51%, a effettuare l’offerta sulla partecipazione di Eni. Severenergia è proprietaria di quattro licenze di esplorazione e produzione di idrocarburi nella regione dello Yamal Nenets.
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L’esito dell’operazione dipenderà dal conseguimento delle autorizzazioni di prassi. Al closing Eni incasserà una somma pari a 2,94 miliardi di dollari. Per il suo 19,6% Enel, invece, ha incasssato da Rosneft 1,9 miliardi di dollari. “Con questa vendita”, spiega il gruppo, “Eni monetizza l’investimento, giunto ad un elevato livello di maturità, nell’upstream siberiano russo, coerentemente con gli obiettivi di creazione di valore per i propri azionisti”.
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Naturalmente l’uscita da Severenergia non pregiudica gli altri interessi di Eni in Russia. Eni rimane attualmente il maggiore acquirente di gas da Gazprom e uno dei più grandi acquirenti di greggio da Rosneft. Ha inoltre una joint venture con Rosneft per l’esplorazione congiunta di asset esplorativi nel Mar Nero e nel Mare di Barents, ed è partner di Gazprom nel progetto South Stream che, quando sarà portato a terminr, trasporterà 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno.