Il mondo economico prosegue a muoversi a due velocità da una parte all’altra dell’Atlantico: l’Europa avanza con fatica, anche con la Germania, mentre gli Stati Uniti corrono. Ragione per cui mai come in questi mesi le politiche delle due banche centrali sono totalmente all’opposto: da un lato abbiamo la stretta monetaria della Fed, dall’altra la disponibilità della Bce ad elargire denaro. E queste sono le basi intorno a cui si incentrano le attese degli investitori.
> Pier Carlo Padoan attende crescita molto inferiore. La Bce faccia la sua parte.
L’agenda macroeconomica intanto mette in rilievo dati rilevanti ma troppo negativi per l’intera zona euro, a iniziare dall’evoluzione dell’inflazione che non fa altro che confermare il rallentamento: i prezzi della zona euro sono saliti solo dello 0,3% nel mese di agosto e possono portare così la Bce di Mario Draghi a comprendere che è giunto ormai il momento di intervenire. Dalla Germania continuano ad arrivare nuovi segnali di debolezza: si è registrato un crollo nel mese di luglio per le vendite al dettaglio: -1,4% sul mese di giugno, contro il +0,1% che ci si attendeva. In confronto allo scorso anno la crescita è stata pari allo 0,7%. L’Italia è anch’essa protagonista negativa con il tasso di disoccupazione, che è ritornato ad aumentare nel mese di luglio al 12,6%, mentre l’andamento dei prezzi è scivolato in deflazione così come il Pil del secondo trimestre ha confermato la fase di recessione. Intanto si attendono, dagli Stati Uniti i dati sull’andamento di redditi personali e spese per consumi, della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan e dell’indice aziendale Ism di Chicago. Dopo il boom del Pil del secondo trimestre si aspetta la conferma della solidità della ripresa statunitense.