Chi credeva che il 2015 potesse essere considerato come il definitivo anno della ‘svolta’, come l’anno della ripresa, deve (almeno per il momento) ricredersi.
La ripresa, nell’Eurozona, è ancora molto lontana. Non basta il piano di allentamento quantitativo proposto dalla Bce. Non bastano gli sforzi di Bruxelles. Almeno per il momento. Cosa non funziona? Il primo comparto da tenere in considerazione, prima di fornire un’analisi dei singoli Paesi membri che attraversano ancora un momento di netta difficoltà è quello più importante: è senza dubbio l’industria ad allontanare la ripresa.
A gennaio infatti la produzione industriale dell’Eurozona è tornata sotto zero calando dello 0,1% rispetto a dicembre, quando era salita dello 0,3%. Va meglio l’Unione europea allargata che conferma il +0,4% di fine anno: i dati mostrano comunque una ripresa fragile, che fatica a prendere consistenza.
La produzione industriale dell’Eurozona, infatti, era calata l’ultima volta ad agosto 2014 quando aveva fatto registrare un -1,2%, poi era salita a settembre dello 0,5%, era scesa a +0,2% a ottobre e novembre. Osserviamo i dati con un occhio più clinico, poggiando la lente di ingrandimento sul 2014 e raffrontandolo a questi primi tre mesi dell’anno in corso:
Su base annuale la zona euro sale dell’1,2%, mentre la Ue segna +1,5%. Male l’Italia che si contrae sia su base mensile (-0,7%) che annuale (-2,2%): fanno peggio sono solo la Finlandia (-4,2%) e la Lettonia (-3,5%). La Germania a gennaio è rimasta ferma, mentre la Francia ha guadagnato lo 0,4%. Fra gli Stati membri, spostando il bilancio su base mensile, i maggiori cali si sono registrati in Croazia (-4%), Lettonia (-3,1%) e Finlandia (-2,5%), mentre i rialzi più consistenti sono stati segnati a Malta (+6,1%), Ungheria (+4,3%) e Bulgaria (+2%).