Considerato il suo ruolo centrale nella zona euro, l’Italia è una fonte di potenziali ricadute sugli altri Stati membri, mentre la ripresa del Belpaese risente a sua volta delle condizioni esterne.
A dirlo è, a chiare lettere, la Commissione Ue nella Relazione sull’Italia 2016 presentata oggi con i ‘Country Reports’:
La ripresa modesta e le debolezze strutturali del Paese influiscono negativamente sulla ripresa e sul potenziale di crescita dell’Europa. Le dimensioni e le fitte connessioni commerciali e finanziarie che caratterizzano l’economia italiana implicano che il suo stato può avere conseguenze di rilievo per le altre economie dell’Ue. Allo stesso tempo la domanda esterna e l’andamento dell’inflazione sono di primaria importanza per la ripresa dell’economia italiana, per gli sforzi di riduzione del rapporto debito/Pil e per il ritorno alla competitività.
L’Ue ha ‘bacchettato’ l’Italia per le scelte in materia di tassazione sul comparto immobiliare a iniziare dall’abolizione dell’Imu che – si spiega nel rapporto sul nostro Paese appena diffuso dalla Commissione – “non è in linea con le reiterate raccomandazioni del Consiglio di spostare la pressione fiscale dai fattori produttivi ai consumi e ai beni immobili”. Inoltre, spiega la Comissione, “non è stato dato seguito ad elementi fondamentali delle raccomandazioni specifiche per paese, quali la revisione dei valori catastali e delle agevolazioni fiscali”.
Tuttavia, “nel complesso l’Italia ha compiuto qualche progresso nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per Paese del 2015”. Così le conclusioni del rapporto della Commissione Ue sugli squilibri macroeconomici dove si ricordano la riforma del mercato del lavoro, dell’istruzione e le misure “importanti” per le banche. Ma “in alcuni settori fondamentali vi è margine per ulteriori interventi”: spending review, tassazione sulla prima casa, catasto, fisco, contrattazione collettiva e termini prescrizione.