Da una parte troviamo i governi e gli organismi internazionali pronti a lottare contro l’evasione fiscale mettendo in campo strumenti molto interessanti per scovare chi è più di ricco di quanto dovesse essere. Dall’altra parte ci sono le imprese che da sempre si occupano di tecnologia e negli ultimi anni, nel pieno della crisi, hanno tenuto a galla il mercato.
Ocse e fisco, prese di mira Google e Apple
Questi due mondi a volte s’incontrano e fanno scintille ed è questo il caso di Apple e Google che rischiano di veder precipitare il loro titolo in borsa. Cos’è successo? Tutto parte dall’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che ha deciso di smascherare tutte le aziende multinazionali che hanno architettato degli stratagemmi per non pagare le tasse nei loro paesi.
La strategia più diffusa è la cosiddetta “ottimizzazione fiscale” che consiste nella creazione e nel trasferimento di denaro in una serie di imprese che hanno la sede nei paesi considerati paradisi fiscali. L’aumento profitti Google 2012 si deve anche all’adozione di questa strategia, almeno in Europa riesce a pagare soltanto il 4% d’imposte. Ma il gigante della ricerca non è solo, visto che si avvalgono delle stesse proprietà “evasorie” anche Apple ed Amazon.
Adesso la volontà è quella di cambiare ed adottare delle regole valide a livello internazionale così da tassare sempre e dovunque i profitti delle aziende.