Il gruppo Tercas nelle mani di Claudio di Gennaro e Antonio Di Matteo aveva compiuto numerose irregolarità e operazioni sospette. Ebbene, la decisione della Banca Popolare di Bari di prendersi sulle spalle e sul bilancio proprio l’istituto teramano ha portato ad una conseguenza principale, ovvero quella di dare il via ad un’azione di responsabilità nei confronti dei due ex amministratori.
Ed è stata un’azione che creerà sicuramente un precedente giurisprudenziale molto importante, visto che Banca Popolare di Bari è riuscita a convincere i giudici del Tribunale dell’Aquila. E gli esiti della causa civile sono davvero storici, al punto tale che potranno essere presi da esempio anche per i vari crac bancari che si sono verificati in questi ultimi anni.
Un maxi risarcimento da oltre 350 milioni di euro: rispettivamente 192 milioni di euro imputati a Di Matteo e 172 milioni di euro a Di Gennaro. E d’altra parte le irregolarità emerse nella gestione di Di Gennaro, vice presidente di Tercas dal 1998 fino al 2010, e quelle commesse da Di Matteo, che ha ricoperto il ruolo di direttore generale dal 2005 al 2010, erano piuttosto evidenti. In particolar modo per quanto riguarda Di Matteo, il Tribunale dell’Aquila ha riscontrato numerose irregolarità nella gestione delle perdite su credito e nelle operazioni riguardanti azioni proprie. Ebbene, è stata notata una gravissima negligenza per quanto concerne la concessione di fidi, nello specifico quelli legati ai gruppi De Gennaro, Isoldi e Di Mario. E i giudici hanno voluto evidenziare anche l’operazione con cui sono stati persi ben 10 milioni di euro con il Gruppo Samorì.
La Popolare di Bari aveva avviato un’azione di responsabilità dopo che nel 2013 l’acquisizione della Cassa di Risparmio di Teramo, allora in profondissima crisi e commissariata da Bankitalia, aveva pesato e non poco sui conti iscritti a bilancio.