Un incremento dei tassi di interesse in giugno è improbabile. E’ quanto si evince dai verbali della Fed circa la riunione del 28-29 aprile. “Molti” dei partecipanti all’ultimo direttivo di politica monetaria della Federal Reserve reputanto difficile che “l’economia Usa mostri miglioramenti sufficienti a garantire un rialzo dei tassi di interesse a giugno”. Lo si legge nelle minute diffuse dalla banca centrale Usa.
L’economia americana tornerà a crescere a ritmo moderato a seguito del rallentamento del primo trimestre: fra i rischi per la ripresa la Cina e la Grecia. Nelle minute si legge che i membri del Fomc, il direttivo della Fed, considerano “temporaneo” il rallentamento economico del primo trimestre ma hanno comunque sottolineato una “accresciuta incertezza sulle prospettive economiche”, legata in parte a fattori esterni come la frenata dell’economia cinese e l’incerto destino della Grecia. A suscitare la preoccupazione dei vertici della banca centrale Usa sono inoltre la delusione per l’impulso dato ai consumi dal calo del prezzo del petrolio, rivelatosi inferiore al previsto, e la volatilità del mercato obbligazionario, che fa temere il ripetersi di turbolenze come quelle avvenute ai tempi dell’annuncio del ‘tapering’ (ovvero, la graduale riduzione delle operazioni di acquisto di titoli, oggi concluse del tutto).
Nel corso dell’ultimo direttivo della Federal Reserve si è sviluppato “un attivo dibattito” sui recenti, “deludenti”, dati macroeconomici sugli Stati Uniti, discutendo se tali dati, in particolare la debole spesa per consumi, fossero temporanei o la spia di un rallentamento di lungo periodo. E’ quanto si legge nelle minute diffuse dalla banca centrale Usa. Nonostante il recente indebolimento, la maggior parte dei membri del direttivo Fed si è comunque detta convinta che, dopo la frenata del primo trimestre, l’economia tornerà a crescere a un ritmo moderato e l’inflazione riprenderà a salire una volta sfumato l’effetto di fattori temporanei come il crollo del prezzo del petrolio.