Scatta l’ora X. Le riserve andranno sciolte, oggi. Le decisioni della Federal Reserve, attese da settimane da mercati e analisti, arrivano giovedì 17 settembre.
Durante la giornata di oggi, infatti, la Banca centrale degli Stati Uniti comunicherà la sua scelte relative ai tassi d’interesse, che dal 2006 ad oggi non sono mai stati portati al rialzo nella lunga battaglia per sconfiggere la recessione e sostenere la crescita economica.
Adesso che gli Usa mostrano costantemente segnali di vigore, con il mercato del lavoro che procede a gonfie vele, l’economia è per molti pronta a scontare una graduale normalizzazione della politica economica.
Tuttavia la locomotiva mondiale è troppo isolata rispetto al resto del treno (mondo): le turbolenze finanziarie provenienti dalla Cina, la cui economia è in rallentamento, la lentezza della ripresa europea e il fiato corto dei mercati emergenti sono input da non sottovalutare e si traducono nella cautela espressa dal presidente Janet Yellen.
Anche la Banca mondiale ha chiesto espressamente pazienza nell’inasprire la politica monetaria, preoccupata dagli scossoni possibili sui mercati emergenti: per anni, il denaro a costo zero è stato spostato dagli investitori speculativi in quelle parti del mondo (le uniche a offrire rendimenti per loro accettabili) e ora un segnale di stretta da parte della Fed rischia di accelerare il deflusso di capitali, diretti verso porti più sicuri.
All’interno del Fomc, il braccio direttivo della Fed, il dibattito appare ancora apertissimo, con numerosi membri che insistono per effettuare un rialzo di fatto già “prezzato” dagli investitori. Per avere un’idea dell’ultimo periodo di volatilità, si può leggere un report di Goldman Sachs secondo il quale le recenti turbolenze di mercato hanno generato un effetto sui listini, sul valutario e sul prezzo dei bond pari a tre aumenti di tassi da parte della Federal Reserve.