Le quote detenute dalla Fondazione che fino a tre anni fa erano pari a oltre il 50% del capitale del Monte dei Paschi di Siena sono scese al 5,5%. E la Fondazione ha siglato un patto di sindacato con due fondi poco conosciuti per poter avere ancora un controllo minimo sul gruppo, con una quota del 2,5%, quota a cui si presenterà all’aumento di capitale da 3 miliardi dell’istituto. I pericoli di fallimento, in seguito allo scandalo sull’acquisto di Antonveneta, sono stati devastanti e l’ente iper-indebitato ha dovuto lasciare la presa sull’istituto più antico del mondo (fondato nel 1472). E’ “qualcosa in più di una vendita perché abbiamo dato un futuro e delle fondamenta solide all’ente”, ha spiegato il presidente della Fondazione, Antonella Mansi.
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L’ente di Palazzo Sansedoni è riuscito a raggiungere un accordo per cedere il 6,5% a Fintech Advisory e a Btg Pactual Europe. In una nota dell’ente si legge che il prezzo della cessione è stato fissato a 0,2375 euro per azione. Prendendo in considerazione l’ultima descrizione esatta dell’azionariato fatta da Consob, che dava alla Fondazione il 12%, oggi l’ente dovrebbe essere al 5,5% del capitale e di conseguenza non più primo socio, in considerazione del 5,7% detenuto – sempre secondo l’Authority – da BlackRock. A iniziare dagli ultimi giorni di gennaio, Palazzo Sansedoni ha dato il via alle vendite ed ha ceduto nell’insieme il 27,9% del capitale per un incasso, compresa la quota odierna, di circa 685 milioni. Una somma che, al netto del debito di 340 milioni, ne offre nella stessa quantità per le erogazioni e l’acquisto di altri asset da includere nel patrimonio rinnovato.