Arriva dal Fondo Monetario Internazionale l’ennesimo appello alla Bce e a Draghi: nel sommario del World Economic Outlook, di cui sono stati pubblicati i capitoli centrali in vista delle assemblee di primavera con la Banca Mondiale, il Fmi invita la Bce ad agire, dal momento che il rischio di deflazione, è pari al 20%.
“Nell’area euro per sostenere l’attività economica e aiutare a centrare gli obiettivi di stabilità dei prezzi della Bce è necessario un maggior accomodamento monetario, anche con misure non convenzionali, riducendo in questo modo i rischi di inflazione ancora più bassa o di deflazione. Una prolungata bassa inflazione non aiuterebbe la crescita economica”.
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E riguardo ai pericoli deflazionistici, “nell’area euro i rischi di deflazione, stimati al 20 per cento, nonostante alcune recenti riduzioni restano una preoccupazione”. Ma viene anche detto che l’Eurozona “è finalmente emersa dalla recessione”. Sono state riviste al rialzo le stime sul Pil: in merito al 2014, si prevede una crescita +1,2%, mentre sul 2015 +1,5%. In tutti e due i casi, la revisione al rialzo è di +0,1% rispetto alle ultime previsioni di gennaio.
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Sull’economia globale, il Fmi è più fiducioso: gli sviluppi economici che stavano emergendo nello scorso autunno sono “ora più visibili”.
Insomma, “la ripresa si sta rafforzando” e, a livello generale, sarà +3,6% quest’anno e +3,9% nel 2015, (previsioni comunque tagliate rispetto alle precedenti -0,1%), come ha detto Olivier Blanchard, capo economista del Fondo monetario internazionale. Non si può parlare però di una ripresa piena. “La normalizzazione della politica monetaria, convenzionale e non convenzionale, è ora in agenda”.