Uno scandalo che riguarda i tassi di cambio delle valute. Come per la manipolazione del tasso interbancario un gruppo di istituti di credito internazionali si sarebbero messi d’accordo, per accomodare quello valutario. Un affare gigantesco che, giornalmente, vale 5.300 miliardi di dollari. È quanto sostenuto dalla Commissione Federale della Concorrenza, l’antitrust elvetico, che ha aperta un’inchiesta verso Ubs, Credit Suisse, Julius Bär e Banca Cantonale di Zurigo. Sono finiti sotto accusa anche colossi internazionali, come le americane JP Morgan e Citigroup e la britannica Royal Bank of Scotland. “I comportamenti che noi sospettiamo – precisano alla Commissione della Concorrenza – riguardano scambi di informazioni sensibili, nonché un vero e proprio coordinamento generale, nell’acquisto e nella vendita di divise, a corsi influenzati”. A significare che i funzionari delle banche si mettevano d’accordo, per fissare i tassi di cambio.
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È stata aperta un’indagine anche dalla Financial Conduct Authority, convinta di essere di fronte ad uno “scandalo altrettanto grave di quello del Libor”. Che, non va dimenticato, alla sola Ubs costò una multa di un miliardo e 400 milioni di dollari. Intanto negli ultimi quattro mesi il volume delle transazioni, sul mercato dei cambi, è diminuito sensibilmente. Solo sulla piattaforma “Thomsom Reuters” è sceso, in dicembre, dell’11,5 %.
New York sarebbe il centro di questo ennesimo scandalo, con al centro il meglio della finanza internazionale. Le autorità statunitensi hanno chiesto, a una dozzina di banche, tra cui quelle finite sotto inchiesta da parte dell’antitrust elvetico, la documentazione sulla loro attività, nel settore delle divise, a partire dal 2008.