Protagonista assoluto della giornata dei mercati di ieri è stato il dollaro americano che è stato copiosamente venduto contro tutte le altre valute, permettendo ai vari cambi che lo contengono di raggiungere massimi e minimi dopo giorni e mesi in alcuni mesi. Discreta volatilità che si è potuta apprezzare anche sulle Borse che dopo iniziali tentativi di salita hanno poi fatto partire vendite che tuttavia hanno trovato buon freno sui primi supporti tecnici. Tanto per completare il quadro delle altre classi di asset, piuttosto piatti invece oro e Bund tedesco.
> Forex, il cambio euro dollaro in probabile calo
Erano passati pochi minuti dopo le nove del mattino di ieri quando l’eurodollaro strappava sopra i massimi precedenti a 1,3890, così come il cable sopra 1,6920 e l’aussie oltrepassando l’ottimo livello di 0,9315, spiega l’analista di DailyFx. Questi gli esempi più emblematici dei flussi di liquidità in vendita di dollari americani che sono andati innescandosi dall’apertura delle Borse europee di ieri, con il FXCM Dow Jones Dollar Index che ha violato l’area di supporto a 10.430 punti salvo poi estendere il movimento anche al di là dell’importante soglia dei 10.400 fino a punti di minimo attorno a 10.380. La domanda che sorge spontanea è naturalmente del perché una simile dismissione di biglietto verde a distanza di 5 giorni dalle comunicazioni del FOMC che hanno, oltre che ridotto ancora gli importi mensili del QE3, di fatto messo in luce una situazione in costante miglioramento dell’economia a stelle e strisce e della conseguente e prudente politica monetaria; ma soprattutto il perché di una tale debolezza quando qualche giorno prima il Labour Department of Statistics ha reso noto che i posti di lavoro creati nel mese di aprile sono stati quasi 300mila e che il tasso di disoccupazione è sceso al 6,3% sui livelli del 2008 pre-crisi